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Report - LIPU Padova

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Report

Gita in Venezia Giulia, maggio 2017

Il 14 maggio è stata una bella giornata, la fortuna è dalla nostra parte e la pioggia minacciata gira attorno lasciandoci sempre il sole sulla testa. La prima tappa come da tabella di marcia è al Lago di Doberdò, dove ci attende direttamente al parcheggio una splendida averla piccola, intenta a corteggiare la sua bella con continue offerte di grilli e altre prede. Ascoltiamo un bel canapino e scendiamo subito verso il bosco che costeggia il lago; l'acqua in questo periodo è molto bassa e quindi i sentieri sono quasi tutti percorribili, i picchi si fanno sentire, ma non vedere. In questo intrico di vegetazione infatti è pressochè impossibile avvicinarsi silenziosamente, sopratutto in gruppo, ma comunque riusciamo a sentire bene il picchio cenerino, oltre che il verde e il rosso maggiore. Con quello nero siamo più fortunati e riusciamo a vederlo sfrecciare tra gli alberi un paio di volte. I più fortunati riescono anche a sentire un torcicollo, ormai diventato il più raro dei piciformi (che tristezza, questa è proprio tutta colpa di noi umani!!!). Cerchiamo qualche fiore; per le orchidee qui è probabilmente troppo presto, in compenso fotografiamo dei bellissimi verbaschi, che sui nostri Euganei sono una vera rarità, e uno strano dittero dagli occhi magneticamente verdi!
Salutiamo una poiana spennacchiata che ci passa sopra la testa e ci dirigiamo verso una falesia strapiombante, sopra la città di Trieste: il nostro obiettivo sono i rondoni maggiori e una splendida lucertola colorata che è possibile trovare in Italia solo in queste terre, l'agiroide magnifico.
Dopo il panino cominciamo la passeggiata e i rondoni si mostrano subito: sono creature meravigliose e i loro trilli, così diversi da quelli dei rondoni comuni, emessi mentre rasentano a tutta velocità rasenti le rocce, contribuiscono ad un paesaggio sonoro molto intenso. Si mostra per un attimo anche un (solitario) passero solitario e infine ecco anche lo splendido algiroide: veramente magnifico!
Tutto sommato è ancora prestino e ci spostiamo dunque in riva al mare, al villaggio dei pescatori per dare una scanocchialata agli allevamenti di mitili, dove sonnecchiano un po' lontani una trentina di edredoni e qualche marangone dal ciuffo, ma sopratutto per fare una visita al luogo di ritrovamento di Antonio, il mitico dinosauro italiano che qui è stato ritrovato negli anni '90; scopriamo così grazie alle brave guide (Mario e Flavio) della cooperativa Gemina che la cava contiene ancora numerosi scheletri, messi in luce dagli scavi per estrarre Antonio. Alcuni sono della stessa specie di Antonio, cioè degli iguanodonti nani che si chiamano Tethyshadros insularis, mentre altri scheletri appartengono ad altre specie, forse ignote, ma stanno li in attesa che si trovino i fondi per estrarli: è proprio vero che in Italia i soldi si trovano per tutte le sagre della porchetta o della costicina, mai per ricerca e cultura (no comment, mi vengono in mente solo parolacce!)
Sul lungomare ci attendono a risollevarci il morale due belle sorprese: un gruppetto di rondini intente a raccogliere materiale che poi vengono a pucciare nelle pozzanghere per costruire il nido, e, nelle pozzanghere stesse, dei curiosissimi crostaceini dai colori sfavillanti che scopriremo poi essere dei crostacei anostraci della famiglia Branchipus, degli specialisti di questo tipo di pozze temporanee marine: incredibili e bellissimi.
(Foto di Lorenzo Sampaoli, Carlotta Fassina, Giulio Piras e Paola Salvagnini, grazie mille!)
 
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